A cura della Scuola Superiore Sant’Anna
Il contributo si propone di indagare criticamente le relazioni fra cibernetica e digitalizzazione e una loro possibile linea genealogica. Ci si interroga, tratteggiandoli, su alcuni passaggi:
1)La fase storica, e tecnologica, denominata in allora ‘era dell’accesso’, e delineata nel 2000 da Jeremy Rifkin, ha (o avrebbe) accompagnato e reso possibile la cosiddetta rivoluzione digitale.
2)La rivoluzione digitale ha seguito la rivoluzione cibernetica. Si ricordi che per Norbert. Wiener, la scienza nocchiera, la cibernetica appunto, è la disciplina che si occupa dello studio integrato della comunicazione e del controllo nell’animale (essere animato) e nella macchina, entrambi intesi come sistemi.
3) Quanto precede induce a ritenere che: la rivoluzione cibernetica non soltanto anticipi ma tuttora includa, con implicazioni consistenti sulle trasformazioni dell’umano e dell’artificiale, la rivoluzione digitale. Ovvero, con l’avvento della cibernetica, i processi di progressiva smaterializzazione delle entità e delle tecnologie sono già iniziati, ma non hanno sostituito, anzi piuttosto hanno complicato nel numero e nelle variazioni i vincoli e le densità della materialità, tanto umana (corporea ed organica) quanto ‘macchinica’ (artificiale/protesica). Smaterializzazione e embodiment delle tecnologie e delle connessioni si sono intrecciati in forma ibrida ma non per questo indolore per noi, in quanto istanze corporee senzienti e raziocinanti. Esistono al momento gli strumenti critici e diagnostici adeguati alla dimensione collettiva e politica dei fenomeni rilevanti ? Ovvero: esiste ancora un ruolo, e se si’, quale, per il pensiero critico?