La sezione #OpenCulture di IF2021 si propone di affrontare il tema di come i settori della costruzione di proposte culturali possono affrontare un new normal che non è solo, e semplicemente post-pandemico. Ciò che prende sempre più forma, anche se disordinatamente, è anche la consapevolezza che un certo modo di strutturare l’offerta culturale, museale, artistica dovrà necessariamente cambiare con la maturazione della transizione digitale.
Superato l’equivoco della “virtualizzazione” del contenuto (le visite virtuali ai musei, gli spettacoli in streaming, la smaterializzazione come mantra “sostitutivo” di qualsiasi supporto cartaceo o persino edilizio), inizia a prendere forma il reale valore dell’interazione aperta tra esperienza fisica e pervasività digitale in tutti i momenti della stessa (prima, durante, dopo il momento, insostituibile, del “contatto”).
La premessa imprescindibile di questo passaggio è “rompere la cornice” privatistica che aggredisce lo spazio pubblico, fisico e digitale, permettendo alle persone di riconquistarlo. Opponendosi, quindi, a chi pensa di fornire la soluzione definitiva del problema della monetizzazione della cultura solo attraverso una artificiosa creazione di scarsità tra chi è “dentro” uno spazio recintato – online e offline – e chi, per ragioni non solo economiche, ma anche di inerzia rispetto alle trasformazioni in corso – ne rimane fuori. Arte, Cultura e Spettacolo, ancor più chiaramente nell’era digitale, configurano invece un continuo dialogo tra mondi aperti, trasversali, sia fisici, sia digitali.
Dove la commercializzazione, anch’essa necessaria, non può asfissiare la valorizzazione di ciò che ha a che vedere con la nostra cittadinanza, oltre la logica del mero consumo. Ed è soprattutto in questo dialogo, nella dimensione sociale, e quindi condivisa, del contenuto, che occorre individuare nuove proposizioni di valore: il che comporta un aggiornamento di professionalità comunque imprescindibili come quelle legate alle funzioni di intermediazione e di curatela.
Programma della giornata
15:00/16:15
Per una nuova valorizzazione dell’intermediazione culturale, Un panel tra esperti di progettualità culturale e museale
con: Giorgio de Finis, Manuela Ennas, Maria Elena Colombo, Massimo Mantellini, Patrizia Asproni — conduce Antonio pavolini
L’esperienza della pandemia ha cambiato il modo in cui consumiamo i contenuti e gli spazi culturali. Abbiamo scoperta che se vissuta come un obbligo, la digitalizzazione dell’esperienza è percepita come una limitazione. Cogliendo invece l’opportunità di superare le abitudini e sperimentare nuove pratiche, che si affiancano alla fruizione fisica, essa si rivela in grado di generare nuovo valore. Non solo: la transizione digitale ha fatto emergere la necessità di rielaborare le professionalità dell’intermediazione culturale, nella direzione della valorizzazione delle diversità, e facendo emergere le potenzialità dei contenuti trascurati dalle catene tradizionali.
16:30/17:45
Alla riconquista dello spazio pubblico, fisico e digitale, incontro tra esperti di piattaforme digitali e valorizzazione del territorio
con: Anisa Kuci, Gianluigi Tiddia, Bruno Pellegrini, Maria Elena Colombo — conduce Antonio Pavolini
L’Italia è uno dei Paesi più ricchi di “Point of Interest”, i luoghi densi di significato (culturale, turistico, enogastronomico…) che le permettono di essere da anni leader in tutte le classifiche di influenza culturale. Gli strumenti digitali, come le mappe partecipate e i podcast geolocalizzati permettono di interagire con i territori in modo innovativo. In che modo è possibile metterli a disposizione degli operatori della cultura e del turismo, per generare nuovo valore? E quale ruolo gioca il dualismo tra la “Open Internet” e le grandi piattaforme private nel nostro rapporto con lo spazio pubblico?
18:30/19:00
La scelta, di Antonio Pavolini – Una riflessione performativa sul nostro rapporto con i media
con: Nicola Fanucchi, Agnese Manzini, Alessandro Sebastiani — frame multimediale: Carlotta Lucchesi — luci: Claudio Di Paolo
Quando consumiamo contenuti multimediali online, siamo davvero consapevoli di quello che accade a noi, ai nostri dati, ai creativi e agli artisti e all’industria che dovrebbe remunerarli? Anche in una Rete che sembra traboccare di scelte infinite, siamo davvero in grado di capire quando e cosa scegliamo di vedere? E infine: cosa è cambiato da quando tutto è apparentemente disponibile ovunque, anche a distanza, rispetto a quando interagiamo in uno spazio fisico per il contatto diretto con l’artista?