La rappresentazione del mondo come tale è opera dell’uomo; egli lo descrive dal suo punto di vista, che confonde con la verità assoluta, scriveva Simone de Beauvoir. L’uomo è stato ed è ancora oggi l’unità di misura per raccogliere informazioni sulle società, fissando standard che di fatto ignorano le differenze.
Che storia (non) raccontano allora i dati? Dalla scienza all’arte, l’assenza di dati relativi alle donne e alla comunità LGBTQIAPK si è tradotta in secoli di occasioni mancate per costruire società inclusive, attente ai diritti e alle esigenze di tuttə.
La mancanza di informazioni disaggregate continua a ripercuotersi nella vita di tutti i giorni, tratteggiando una società che non è ancora realmente rappresentativa.
Una riflessione sul maschilismo dei dati che da secoli racconta solo un aspetto del mondo, un confronto sull’urgenza di colmare questo vuoto, un focus sull’importanza del data activism, perché i dati possono essere usati strategicamente per fare advocacy e dare vita a generazioni inclusive.
