In collaborazione con Libreria Ghibellina
L’industria dell’informazione, e più in generale quella dei contenuti, svolge un ruolo essenziale per la qualità della nostra vita sociale. Essa si trova però costretta ad obbedire a un vincolo di business che sta producendo danni irreparabili: la necessità di attrarre i nostri occhi (e liberare i nostri dati) verso la pubblicità. Ciò condiziona in modo determinante la scelta dei temi da approfondire e il frame con cui vengono narrati i fatti, con decisioni che – nonostante la transizione digitale – sono ancora nelle mani di poche persone.
Perché giornalisti, comunicatori e le altre figure di intermediazione culturale non rispondono più alla loro missione pubblica? Come mai queste professioni non riescono a sfuggire alla necessità industriale di convogliare la nostra attenzione all’interno di “cornici” ben presidiate? In “Unframing” Antonio Pavolini ci ricorda che occorre individuare nuovi modelli economici per remunerare l’industria dei media, oppure saranno i fruitori di contenuti a dover correre ai ripari, imparando da soli a “rompere la cornice”. Vecchi palinsesti e nuovi algoritmi ci stanno sempre più imprigionando: siamo in una “ruota del criceto” e dobbiamo capire tutti insieme, dai decisori ai consumatori, come venirne fuori.